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SS. Pietro e Paolo

Sigillo vescovile di Strongoli.

(Ughelli F., Italia Sacra, VIII, 516).

La diocesi comprendeva solo il territorio di Strongoli. Il piccolo vescovato confinava ad est con il mare Jonio, a sud con la diocesi di Crotone, dalla quale era separata dal fiume Neto, ad ovest con l'arcidiocesi di Santa Severina e a nord con la diocesi di UmbriaticoCattedrale della diocesi era la chiesa dei Santi Pietro e Paolo, che era anche l'unica parrocchia della città episcopale. Benché di piccole dimensione, la diocesi era ricca di istituzioni ecclesiastiche; tra Cinquecento e Settecento è documentata l'esistenza di un monastero di Conventuali dedicato a Santa Maria delle Grazie, di un convento di Agostiniani dedicato a Santa Maria del Popolo, di un monastero dei Cappuccini dedicato a San Francesco d'Assisi, e di una quindicina fra chiese e cappelle.

Secondo alcuni storici, la città di Petelia sarebbe stata una sede vescovile, titolo che sarebbe stato ereditato da Strongoli, nome medievale dell'antica città del Bruzio. Non esistono tuttavia prove storiche dell'esistenza di una antica diocesi a Petelia.

La diocesi di Strongoli non compare in nessuna Notitia Episcopatuum del patriarcato di Costantinopoli, da cui quasi tutte le diocesi della Calabria dipendevano dal IX all'XI secolo. La diocesi è documentata per la prima volta nella bolla di papa Lucio III del 1183 all'arcivescovo di Santa Severina, Meleto, nella quale il pontefice conferma al metropolita tutti i suoi privilegi e ne menziona le suffraganee; e in seguito nel Provinciale Vetus di Albino databile al 1190 circa.

La diocesi è probabilmente di fondazione normanna e risalirebbe alla seconda metà del XII secolo. Primo vescovo documentato è Madio, che nel 1178 sottoscrisse un diploma della confraternita di Santa Maria di Messina; la sua storicità è tuttavia messa in dubbio; infatti già l'anno successivo abbiamo il vescovo Ireneo, che prese parte al terzo concilio lateranense. Secondo Andrea Pesavento, «la storia dell'episcopato di Strongoli è segnata dalle lunghe vertenze che opposero i vescovi della città con il potere secolare». L'oggetto delle dispute era nella maggior parte dei casi la salvaguardia dei benefici e dei possedimenti della mensa vescovile, usurpati dai potenti locali. Altre liti sorsero tra i vescovi di Strongoli ed i metropoliti di Santa Severina, che godevano del "diritto di spoglio", ossia di incamerare i beni appartenuti ai loro vescovi suffraganei defunti. Il vescovo Claudio Vico, vissuto alla fine del Cinquecento, dovette lottare con il potere laicale per salvaguardare i beni della mensa episcopale, con i quali poté restaurare la sacrestia della cattedrale, il palazzo vescovile e completare la costruzione di una torre di difesa contro le frequenti incursioni dei turchi. Il suo successore, Sebastiano Ghislieri, in assenza del seminario, istituì una scuola per chierici poveri, ed eresse un monte di pietà. All'epoca del vescovo Bernardino Piccoli (1627-1636) la cattedrale era servita da 22 sacerdoti, 2 suddiaconi e 30 chierici; la popolazione censita tra il 1640 ed il 1662 era di circa 4.000 persone.

Scrive Andrea Pesavento che, «alla fine del Seicento il clero di Strongoli, città di circa 1500 anime, posta sulla cresta di un alto colle e circondata da rupi a circa tre miglia dal mare, ... è composto da sei dignità, sei canonici, 18 preti detti anche cappellani e da una ventina di chierici. La città, che d'estate è abbandonata dai vescovi a causa della malaria causata dalle acque stagnanti del vicino torrente Brausio, e d'inverno è molestata dai venti freddi e dalle febbri micidiali, si presenta in uno stato decadente».

Nel Settecento in diocesi si contavano numerose istituzione di carità, al cui servizio si trovavano ben sette confraternite: della Morte, del Santissimo Corpo di Cristo e del Santissimo Sacramento, dell'Immacolata Concezione, del Santissimo Rosario, di San Francesco di Paola, di Santa Maria Annunziata e delle Sante Anime del Purgatorio.

L'episcopato più lungo fu quello di Domenico Morelli, vescovo per 44 anni dal 1748 al 1792, che si adoperò per il restauro della cattedrale e il rifacimento completo dell'episcopio. «Nelle relazioni che trasmise alla congregazione del concilio, egli descrive molto minuziosamente la situazione della diocesi: dichiara di avere sempre soddisfatto l'obbligo della residenza, di aver effettuato la visita pastorale della città, delle chiese e dei luoghi pii, di avere impartita la cresima, di avere fatto ricorso ai missionari in avvento e in quaresima, di aver conferito non poche ordinazioni, di aver avuto a cuore l'istruzione del popolo e del clero». Gli succedette Pasquale Petruccelli, che fu l'ultimo vescovo di Strongoli. Per la sua piccolezza e per la scarsità della mensa vescovile, la diocesi fu soppressa il 27 giugno 1818, in seguito al concordato tra la Santa Sede e il Regno di Napoli, con la bolla De utiliori di papa Pio VII ed il suo territorio venne incorporato in quello della diocesi di Cariati. Dal 1969 Strongoli è una sede vescovile titolare della Chiesa cattolica, attualmente vacante.

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